Crediti:
Regia: Valeria Perdonò
Autore: Valeria Perdonò
Protagonista: Valeria Perdonò
Produzione: Ars Creazione e Spettacolo
Musicista: Marco Sforza
Durata spettacolo: 75 minuti
Lo spettacolo nasce dall’incontro folgorante dell’attrice e autrice Valeria Perdonò con l’omonimo saggio “Amorosi Assassini” (Edito da Laterza nel 2006), che raccoglie le testimonianze di 13 giornaliste e scrittrici su casi di femminicidio avvenuti in quello stesso anno. A fare da fil rouge, la storia di Francesca Baleani, il solo caso di donna scampata all’assassinio, scelta anche perla sua provenienza da un ambiente sociale benestante e culturalmente elevato, di contro al cliché che vorrebbe la violenza sulle donne appannaggio esclusivo di sfere economico-sociali basse o marginali. Un viaggio a cuore aperto per cercare di ragionare insieme sull’argomento e di trovare una chiave… o, almeno, di non lasciar che la cosa scivoli via come se niente fosse.
NOTE DI REGIA
Musica, cronaca e poesia. L’attualità messa a nudo con ironia. Partendo dalla storia vera di Francesca Baleani, parliamo di violenza di genere, di amore e di donne.
Una voce in più, per non far finta di niente o almeno provarci.
Con tutto l’impegno che comporta ma con la leggerezza che ci contraddistingue.
Come può in una stessa frase convivere la parola AMORE con ASSASSINO?
Può, purtroppo può, perchè la violenza sulle donne spesso viene confusa col troppo amore di un uomo verso una donna, e diventa, ogni giorno di più, protagonista delle nostre vite e delle più crudeli vicende di cronaca. Non perchè prima non ci fossero così tanti episodi come negli ultimi anni, solo perchè finalmente se ne parla.
Qualche anno fa il Telefono Rosa di Mantova mi chiese di occuparmi della questione, parlarne a teatro, recitare, raccontare, commentare…ma io non sapevo da dove partire. Erano (e sono) troppi i casi!
Partiamo da una statistica, esiste un comune denominatore: mariti, compagni o ex amanti che uccidono, e famiglie che spesso sotterrano e nascondono.
Cominciai a leggere allora resoconti degli omicidi, guardare video-interviste, analizzare i dati, e poi mi capitò tra le mani un libro, AMOROSI ASSASSINI un saggio in cui vengono riportati episodi di violenza sulle donne avvenuti nel 2006. Da allora non ho più smesso di leggere, scrivere, parlare della questione “femmina“. Cercare di non fare finta di niente insomma.
Tra tutte le storie citate nel libro, però, una mi ha colpito in particolare, quella di Francesca Baleani, perchè era l’unica che aveva un lieto fine, se così si può dire: Francesca è stata quasi uccisa dal suo ex marito, ma si è salvata per miracolo ed è riuscita a ricominciare una nuova vita.
Per questo ho deciso di scrivere un monologo proprio partendo dalla sua storia, dalle sue stesse parole così piene di disperazione e, nonostante tutto, di lucidità e profonda ironia, con un meraviglioso attaccamento alla vita.
Questa storia inoltre si è consumata in un ceto sociale benestante: il suo ex marito era il direttore del Teatro di Macerata, nobile e particolarmente in vista in città. Di conseguenza mi è sembrato importate usare proprio questo esempio per far cadere il luogo comune, ancora molto presente, secondo il quale certe violenze avvengano in contesti sociali bassi e ai margini della società.
Sono partita da questa storia, poi, interrogandomi sulla faccenda in generale, su tutte le implicazioni che determina questo tipo di violenza, su cosa sia “violenza sulle donne” oggi, sul Sessismo nel linguaggio e nei comportamenti che ancora determinano le relazioni sociali, riflettendo soprattutto su quanta responsabilità abbiano le donne stesse in una questione certamente troppo complessa da sviscerare, e direi atavica.
Sono partita da una storia vera e mi sono chiesta come si fa a raccontare una storia del genere? Quanto è importante raccontare, oggi? Che valore può ancora avere il teatro in questo? Ricordare per conoscere, come un monito, come un faro, per andare avanti e non far finta di non vedere, di non sapere.
Ho chiesto aiuto a illustri autori, proprio come si fa quando si studia e si cercano fonti storiche, ma soprattutto alla musica, che distende, e con parole poetiche innalza.
Tantissime domande senza la presunzione di voler dare alcuna risposta, ma col solo tentativo di parlarne insieme, e di farlo col sorriso, nonostante tutto.
In scena una donna che parla di donne con un uomo e insieme al pubblico. Una donna che pensa alle donne e a se stessa. Fogli e un pianoforte, documenti e musica, cronaca e poesia, l’attualità col sorriso dell’ironia. La storia di Francesca Baleani fa da filo conduttore insieme a citazioni, canzoni e riflessioni. Da Esiodo alla Merini, da De Andrè a Gaber passando per Daniele Silvestri, Aristotele, Berkoff, il Trio Lescano senza lasciare indietro Lucio Dalla. Per dare una voce in più. Per non fare finta di niente, o almeno provarci. Per aprire una piccola riflessione sulla violenza sulle donne, sull’amore, o sulle donne e basta. Con tutta la violenza che comporta, e con tutta l’ironia e la leggerezza che mi contraddistinguono come donna e come attrice.