L’assaggiatrice di Hitler
La storia si ispira alla vita di Margot Wolk, storica assaggiatrice di Adolf Hitler nella caserma di Krausendorf: il Führer, come ben noto, era paranoico ed aveva l’ossessione di essere avvelenato, per questo aveva bisogno di qualcuno che assaggiasse per lui il cibo, prima di poterlo mangiare.
Crediti:
Liberamente tratto da LE ASSAGGIATRICI di Rosella Postorino
uno spettacolo di Sandro Mabellini
drammaturgia Gianfranco Pedullà, Rosella Postorino
con Silvia Gallerano, Alessia Giangiuliani
fisarmonica e voce Marlene Fuochi
musiche originali Francesco Giorgi
scenografia Giovanna Mastantuoni
costumi Veronica Di Pietrantoni
produzione Teatro popolare d’arte
Durata spettacolo: 90 minuti
Lo spettacolo è la trasposizione scenica del romanzo Le assaggiatrici di Rosella Postorino,
vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui il Premio Campiello 2018 e il Prix
Jean-Monnet 2019.
La versione teatrale – nello sforzo di restare fedele allo spirito originale del romanzo – indaga
la possibilità per ogni individuo di scivolare nella colpa senza averlo scelto, di colludere con il
Male semplicemente per istinto di sopravvivenza. E indaga la condanna tutta umana a dover
«assaggiare» il mondo per vivere, ma con il rischio costante e ineludibile di morire.
Di tutto questo è metafora il nazismo, che con la sua violenza invade l’Europa e la vita di Rosa
Sauer, la protagonista.
Rosa Sauer è un personaggio di invenzione, ma il suo lavoro è ispirato a quello di Margot Wölk, donna realmente esistita che poco prima di morire confessò di essere stata, da giovane, un’assaggiatrice di Hitler.
La storia comincia nell’inverno del ’43, quando la ventiseienne Rosa – rimasta sola dopo che il marito Gregor è partito per il fronte russo – si rifugia dai suoceri a Gross Partsch, un villaggio di campagna della Prussia orientale, per sfuggire alle bombe sganciate su Berlino. Il paese si trova in prossimità di quella che veniva chiamata Wolfsschanze, “ Tana Del Lupo”, quartier generale di Hitler nascosto e mimetizzato nella foresta. Su segnalazione delle autorità locali, insieme ad altre nove giovani donne, Rosa viene forzosamente reclutata e stipendiata per assaggiare tre pasti al giorno e sventare così – a rischio della propria vita – un eventuale tentativo di avvelenamento del Führer.
Tra le assaggiatrici si intrecciano rapporti di amicizia e rivalità, fino a quando, nella primavera del ’44, non arriva in caserma un nuovo comandante, Albert Ziegler, che instaura un clima di terrore. Inaspettatamente tra lui e Rosa nasce una complicità ambigua, una relazione erotica, o forse sentimentale, che è soprattutto una primordiale forma di resistenza alla deumanizzazione che il nazismo infligge, non solo alle assaggiatrici-cavie, ma anche ai funzionari delle SS, loro carnefici.
«Da tempo mi trovavo in posti in cui non volevo stare, e accondiscendevo e non mi ribellavo; continuavo a sopravvivere ogni volta che qualcuno mi veniva portato via. La capacità di adattamento è la maggiore risorsa dell’essere umano, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana», dice Rosa.
L’obiettivo drammaturgico e registico è costruire uno spettacolo evocativo in cui due sole attrici interpretano – suggerendoli – tutti i personaggi della storia; lo spettacolo propone una sorta di film in assenza di cinema, perseguendo una sintesi fra tutti i linguaggi scenici: drammaturgia del suono e della luce, corpo e voce delle attrici, musiche registrate e suonate dal vivo da una fisarmonica. Gli spettatori sono coinvolti in modo attivo, perché devono riempire con l’immaginazione il vuoto di ciò che non è mostrato in scena.
SILVIA GALLERANO si diploma alla Scuola Paolo Grassi di Milano. È la prima attrice italiana a vincere il The Stage Award for Acting Excellence come Best Solo Performer, il più alto riconoscimento per attori e attrici al Edinburgh Festival Fri nge, per la sua interpretazione di La Merda di Cristian Ceresoli. Lo spettacolo vince il Fringe First Award 2012 for Writing Excellence, l’Arches Brick Award 2012 for Emerging Art, il Premio Nazionale della Critica 2012.
ALESSIA GIANGIULIANI si diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi. Partecipa all’Ecole des Maîtres con Pippo Delbono. Con la regia di Carmelo Rifici lavora in Tre Sorelle, Giro di Vite, Cinque capitoli per una condanna, Chie-chan e io, Buio e Fedra al Teatro Greco di Siracusa, per la quale è nominata al premio Stampa Teatro. In teatro è diretta da Leo Muscato, Mauro Avogadro, Gigi Proietti, Jean-Pierre Vincent, Alessandro Averone, Mario Gas, Antonio Syxty, Lorenzo Loris, Sabrina Sinatti, Sandro Mabellini, Silvio Peroni, Fabio Bussotti, Maurizio Panici.
ROSELLA POSTORINO è autrice di romanzi. Collabora tra glia altri con Einaudi e Feltrinelli. Al suo attivo le opere La stanza di sopra, l’estate che perdemmo Dio, Il corpo docile, Tutti giù per aria. Col il romanzo Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018) vince tra gli altri il Premio Campiello, il Premio Pozzale, il Premio Rapallo, il Premio Vigevano, il Premio Chianti, il Premio Sognalib(e)ro, il Prix Jean-Monnet (Francia). Il roman-
zo è attualmente tradotto in più di trentadue lingue. Con il romanzo Mi limitavo ad amare te è finalista al Premio Strega 2023.
GIANFRANCO PEDULLA’ – regista/drammaturgo della Compagnia Teatro popolare d’arte – si è specializzato sul teatro europeo del Novecento. Alla fine degli anni Ottanta ha rilanciato l’interesse su Gordon Craig in Italia organizzando, un convegno internazionale, una mostra e uno spettacolo dal titolo UN DRAMMA PER PAZZI. Poi ha approfondito il teatro di Kantor, Pirandendello, Buchner, Brecht, Jarry, Beckett. Nel 1991 ha conseguito il Dottorato con una ricerca su IL TEATRO ITALIANO NEL TEMPO DEL FASCISMO, poi pubblicata presso Il Mulino di Bologna (ottenendo il Premio I.D.I. Silvio d’Amico 1994 per la storia del teatro italiano e il Premio Diego Fabbri 1995 dell’Ente dello spettacolo). Da oltre trent’anni conduce un’intesa attività di pedagogia teatrale sia nel mondo della scuola che nelle istituzioni carcerarie. Dal 2010 dirige il Teatro delle Arti di Lastra a Signa/Firenze. Ha insegnato – come docente a contratto – presso il PROGEAS di Prato (Università di Firenze). Dal 2020 al 2023 ha scritto e realizzato la TRILOGIA DEL MARE presso la Casa di Reclusione dell’isola di Gorgona (Livorno) nel 2021 Premio “Catarsi” ANCT. FRANCESCO GIORGI inizia a suonare il violino all’età di 13 anni presso l’Accademia Musicale di San Miniato Basso (Pisa). Studia anche pianoforte e composizione specializzandosi nel jazz e nella composizione di musica per il cinema al conservatorio G.B. Martini di Bologna. Si è diplomato al Conservatorio di Firenze in violino e si è laureato in Etnomusicologia presso il DAMS di Bologna.
Dal 2016 è direttore artistico di Montespertoli Musica e Festival Amedeo Bassi. Attualmente è vice- presidente del Centro Studi Musicali Stan Kenton di Sanremo, è nella direzione artistica di Zazzarazzaz Festival, Swing Corner of Christmas, A.Bassi Volumi Festival, Mo.Mu Estate.
SANDRO MABELLINI è regista fra l’Italia e il Belgio. Si diploma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna; si perfeziona come regista con Luca Ronconi al Centro Teatrale Santa Cristina; come performer con la Societas di Romeo Castellucci; come attore con Ariane Mnouckine e il Théâtre du Soleil. Si specializza come regista sugli autori contemporanei, tra cui: Wajdi Mouawad, Joël Pommerat, Pascal Rambert, Jon Fosse, Davide Carnevali, Martin Crimp, Patrick Marber, Philip Ridley, Dennis Kelly. Vince il Premio di produzione al Napoli Teatro Festival con Tu (non) sei il tuo lavoro, di Rosella Postorino, e con Casa di bambola di Emanuele Aldrovandi; vince inoltre il Premio di produzione ai Teatri del Sacro con Stava la madre di Angela Dematté. Dirige Francesco Scianna e Lucia Mascino nel Il gabbiano di Martin Crimp; Valentina Lodovini in Tutta casa, letto e chiesa di Dario Fo e Franca Rame; Alessandro Benvenuti e Chiara Caselli ne I Separabili di Fabrice Melquiot.